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carla de iuliis

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Jet lag da Seoul, sveglia alle 5 del mattino e… biscotti! ☕️

Quando il fuso orario ti regala ore extra nel cuore della notte, tanto vale trasformarle in profumo di caffè e zucchero.

Sono nati così questi biscotti morbidissimi al caffè d’orzo e al caffè; semplici, profumati e perfetti da personalizzare con quello che si ama di più! 

Dalle nocciole tritate all’amarena sciroppata in pezzi; alla scorza d’arancia candita alle noci o mandorle … Sicuramente un’esperienza da assaporare!

Ingredienti (per circa 12 biscotti):

  • 70 g farina di riso
  • 80 g farina tipo 0
  • 6–8 g caffè d’orzo solubile
  • 5 g cremor tartaro
  • 2 g bicarbonato
  • 15 g fecola di patate
  • 30 ml olio di semi
  • 15 ml caffè ristretto
  • 40 ml acqua
  • 40 g zucchero
  • Zucchero a velo

Procedimento:

Setaccia tutte le polveri in una ciotola. Aggiungi olio, acqua e caffè, poi mescola fino a ottenere un impasto compatto che si stacca dalle pareti. Forma delle palline e disponile su carta forno. Cuoci in forno statico a 180°C per 13–15 minuti. Spolvera con zucchero a velo e… goditi la colazione più profumata della giornata.

Questa TORTA di MELE 🍎 la preparava sempre una mia zia paterna appena iniziavano i primi freddi … e, quando andavo a trovarla, senza darmi il tempo di dire nulla, iniziava ad assemblare gli ingredienti, perché diceva che le mele aiutavano a “combattere” i primi malanni della stagione. 

Io non so se sia vero … ma posso assicurarvi che la torta preparata così era veramente buonissima e, perlatro, molto facile; la zia non aveva bisogno di un robot da cucina o di impastatrici super sofisticate. Lei utilizzava solo una grande ciotola, una frusta, amore e tanta buona volontà … 

Ho provato a replicarla anche io ed il risultato mi è sembrato niente male. 

Perché non provate anche voi?! 

Ingredienti (per uno stampo da 20 cm):

  • 4 mele golden 
  • Scorza grattugiata di 1 limone 🍋 
  • 2 uova intere 
  • 1 yogurt bianco greco 
  • 20 gr di olio di oliva
  • 40 gr di zucchero semolato 
  • 80 gr di farina 00
  • Mezza bustina di lievito per dolci 
  • Zucchero a velo q.b. (Per decorare)

Procedimento:

In una ciotola mescolare le uova con la scorza del limone, aggiungere l’olio, lo yogurt, lo zucchero e la farina setacciata con il lievito, poi unire le mele tagliate a dadini e versare tutto nello stampo (cospargere la superficie con un po’ di zucchero). In forno per 40/50 minuti a 180 gradi; una volta pronta (fare la prova dello stecchino) cospargere di zucchero a velo.

Dietro ogni scaglia di Parmigiano Reggiano c’è una storia antica, fatta di gesti
sapienti, di territorio e di passione. Una storia che il Consorzio del Parmigiano
Reggiano
, fondato nel 1934, custodisce e promuove da oltre 90 anni, tutelando un
prodotto che ancora oggi si realizza con soli tre ingredienti: latte crudo, ricco di
fermenti lattici presenti naturalmente, sale e caglio.

Un formaggio naturale, quindi, senza additivi né conservanti, e frutto di una lavorazione artigianale che si tramanda da quasi un millennio.

Per raccontare da vicino questo straordinario patrimonio gastronomico, il
Consorzio promuove ogni anno “Caseifici Aperti”, un’iniziativa nata nel 2013,
che consente al pubblico di “entrare” e “curiosare” nei luoghi in cui nasce il
Parmigiano Reggiano, con l’obiettivo di far conoscere la produzione, ma anche per
valorizzare il territorio e la filiera che ruota attorno al Parmigiano Reggiano.

L’edizione 2025 si terrà il 4 e 5 ottobre, coinvolgendo numerosi caseifici nelle
cinque province della zona d’origine DOP: Parma, Reggio Emilia, Modena,
Bologna (a sinistra del Reno) e Mantova (a destra del Po).

Il “percorso di conoscenza” inizia già nelle prime ore del mattino, quando il latte
appena munto viene lavorato nelle caldaie in rame. Qui, il casaro – figura centrale
della tradizione casearia – trasforma il latte crudo in formaggio, seguendo una
tecnica affinata nei secoli ma rimasta sostanzialmente invariata. La cottura, la
rottura della cagliata, l’estrazione a mano delle forme, la salatura in salamoia e,
infine, la stagionatura: ogni fase è scandita da gesti precisi, spesso tramandati di
generazione in generazione. Ogni forma è tracciata attraverso una marcatura con
puntini e una placca di caseina.



Il percorso prosegue poi nelle sale di stagionatura, dove centinaia di forme
maturano lentamente su scaffalature in legno, in un silenzio interrotto solo dal
suono del martelletto con cui gli esperti (i c.d. battitori), eseguono i controlli di
qualità necessari per valutare e certificare le forme.


Dopo almeno 12 mesi, solo le forme idonee ottengono il prestigioso marchio a
fuoco del Consorzio. Quelle c.d. “non idonee” vengono sì scartate, ma in realtà
riutilizzate per realizzare creme al formaggio, formaggi misti grattugiati, …

A completare l’esperienza, una degustazione guidata, che permette di comprendere l’evoluzione organolettica del Parmigiano Reggiano attraverso le stagionature. A condurre i visitatori in questo percorso sensoriale, spesso sono i Maestri Assaggiatori del Consorzio.

Simone Ficarelli, responsabile dell’Accademia del Parmigiano Reggiano e
Maestro Assaggiatore del Consorzio
, ci spiega quali sono le caratteristiche di un
Parmigiano Reggiano giovane, intorno ai 12 mesi.
“Nel formaggio giovane, intorno ai 12 mesi, si percepiscono note fresche e
lattiche, quasi vegetali. È un formaggio che richiama il latte e la dolcezza, ha una
consistenza più umida e una pasta ancora elastica: riuscire a schiacciarlo con le
mani, è un chiaro segno della sua giovinezza. Perfetto come inizio pasto, si
abbina bene a spumanti e bollicine secche, grazie alla sua delicatezza.”


Come cambia, invece, il profilo aromatico dopo 24 o 36 mesi di stagionatura?


“A 24 mesi” – continua Ficarelli “il gusto diventa più sapido, ma resta
equilibrato. Emergono note di nocciola, una leggera frutta secca e una sfumatura
umami che ricorda il brodo di carne: è il glutammato presente naturalmente nel
formaggio a conferirgli questa profondità. Dai 36 mesi in poi, il Parmigiano
Reggiano raggiunge la massima espressione della sua complessità aromatica. I
cristalli di tirosina diventano più grandi e percepibili sotto i denti, regalando
anche una lieve nota amara. Al naso e al palato compaiono sentori di pepe, noce
moscata, e una lunga persistenza che lo rende ideale per piatti tipici emiliani
come le paste ripiene. In abbinamento, anche un cocktail come il Negroni o un
vino dolce lo valorizzano al meglio. Per un tocco goloso, consiglio l’accostamento
con miele d’acacia, che esalta l’intensità e l’eleganza delle stagionature più
mature.”

Qualche numero …

I numeri della filiera del Consorzio del Parmigiano Reggiano, aggiornati al 2024
confermano la solidità del Parmigiano Reggiano anche sul piano economico. Sono
291 i caseifici attivi, con oltre 4 milioni di forme prodotte e 2,04 milioni di
tonnellate di latte trasformato. In crescita il valore al consumo, che ha raggiunto i
3,2 miliardi di euro, così come le esportazioni, salite a 72.440 tonnellate (+8.670
rispetto al 2023). La quota export ha sfiorato il 49%, a testimonianza di un
apprezzamento sempre più marcato anche fuori dai confini nazionali.
Il confronto con il 2023 evidenzia una crescita costante, sebbene si osservi una
leggera flessione nel numero di allevatori e bovine attive. Un dato che sottolinea
l’importanza delle politiche di tutela e di valorizzazione della filiera, a cui il
Consorzio del Parmigiano Reggiano continua a lavorare con impegno.

Visitare un caseificio significa immergersi in una filiera fatta di artigianalità,
rigore e sostenibilità. Un’occasione per capire da vicino cosa rende il Parmigiano
Reggiano un prodotto unico al mondo: il legame inscindibile con il suo territorio,
l’assenza di additivi, la qualità del latte e l’esperienza umana che trasforma ogni
giorno ingredienti semplici in un’eccellenza riconosciuta a livello globale.

Un valore che si esprime in modo ancora più evidente nelle zone di montagna,
dove il Parmigiano Reggiano non è solo un’eccellenza gastronomica, ma anche un
motore di sviluppo e presidio sociale.

“Il Parmigiano Reggiano contribuisce a fortificare l’economia e a preservare
l’unicità dell’Appennino emiliano”,
ha detto Nicola Bertinelli, Presidente del
Consorzio.
“È il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna, con oltre il
21,7 % della produzione totale concentrata in caseifici di montagna. In queste
aree svantaggiate, il Parmigiano Reggiano permette il mantenimento
dell’agricoltura, sostiene le comunità locali, protegge il paesaggio e rappresenta
un pilastro economico e sociale non solo per chi ci vive ma per tutti”.

In occasione del pranzo didattico conclusivo della 33ª edizione del Corso Cuoco della Scuola di Alta Cucina Accademia Chef di San Benedetto del Tronto, è andato in scena un evento dal forte impatto formativo e sensoriale: “VOYAGER: Giro Gastronomico del Mondo in 80 giorni”, un viaggio immaginario tra culture, tradizioni e sapori ispirato al celebre romanzo di Jules Verne.

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Sotto la guida del Direttore Didattico Roberto Morello e dello Chef Mariano Narcisi, ospiti e partecipanti – tra cui giornalisti, esperti del settore e addetti ai lavori – hanno preso parte a un’esperienza gastronomica dal respiro internazionale. Il progetto ha permesso di esplorare piatti e preparazioni provenienti da diversi continenti, reinterpretati con creatività e innovazione dagli allievi del corso e accompagnati dai vini della Cantina Montecappone SARL/Mirizzi di Jesi (AN).

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Non solo un pranzo, ma un viaggio culturale e formativo. Ogni portata è stata concepita come una tappa simbolica del viaggio di Phileas Fogg e Jean Passepartout: l’obiettivo, scoprire le meraviglie gastronomiche del mondo attraverso ingredienti, tecniche e suggestioni provenienti da altre culture, mantenendo però uno stile moderno e una presentazione colorata.

Tra le proposte, si sono distinti piatti come l’“Arancino di cous cous e caponata di verdure su crema di ceci”, il “Bao con straccetti di manzo glassati al miele, soia e cavolo viola marinato” e il “Risotto al Bobò de camarao, gamberetto croccante al panko e polvere di alganori”, che hanno saputo unire elementi della tradizione con influenze esotiche, dimostrando una buona padronanza delle tecniche culinarie globali.


L’esperienza, poi, è stata resa interattiva grazie all’introduzione di un sistema di valutazione coinvolgente: ogni ospite ha ricevuto cinque gettoni “STELLA” per votare il gradimento del viaggio al termine del pranzo. L’obiettivo collettivo era raggiungere almeno 70 gettoni da inserire nella mongolfiera simbolica del viaggio, vincendo così idealmente la “scommessa” del giro del mondo… “promuovendo” i provetti chef!

Un meccanismo originale che ha trasformato il pranzo in un gioco partecipativo, celebrando lo spirito di avventura e la curiosità del viaggiatore.

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Ma qual è il filo conduttore che è stato scelto per collegare piatti da differenti continenti e valorizzaare l’esperienza formativa degli studenti ed in che modo questa esperienza che unisce tecnica, storytelling e diversità culturale, aiuta concretamente gli allievi a crescere sia sotto il profilo professionale sia personale?

A rispondere è lo Chef Mariano Narcisi:

Il filo conduttore è stato sicuramente il libro e, in base alle tappe e alla storia narrata è nata la fusione di tutti i piatti. Questa esperienza ha dato modo ai ragazzi di conoscere preparazioni un pò al di fuori del nostro target, approfondendo così culture diverse da quella italiana.

Roberto Morello, Direttore Didattico dell’Accademia, conclude:

L’ispirazione è nata da un libro meraviglioso e dalla volontà di voler spaziare su una cucina internazionale, visto che il corso è comunque già completo rispetto a quella italiana. Abbiamo così pensato di spostare l’attenzione sugli ingredienti, piùttosto che sui piatti di una cucina internazionale, realizzando un menù insolito e diverso.

L’iniziativa ha confermato l’approccio didattico dell’Accademia, sempre più orientato a formare professionisti curiosi, competenti e aperti al mondo, capaci di unire solide basi tecniche a una visione contemporanea della cucina come forma di racconto culturale.

Per la ricetta del Risotto al Bobó de camarão, gamberetto croccante al panko e polvere di alganori … LEGGETE QUI … per il resto … restate collegati!

Ingredienti per il condimento:

  • 300 g di manioca o patata
  • 400 g di gamberi rossi già puliti
  • Zenzero in polvere
  • 250 ml di passata di pomodori
  • 200 ml di latte di cocco
  • 50 ml di Olio Extra Vergine di oliva
  •  ½ limone
  • 4 pomodori rossi
  • 1 cipolla
  • 1 spicchio di aglio
  •  Pepe nero, prezzemolo tritato, peperoncino in polvere, sale

Preparazione:

Tagliare in 3 i gamberi e condire con il succo del limone. Sbucciare la manioca o le patate , tagliare a dadini per facilitarne la cottura e cuocere in acqua calda con sale e zenzero per circa 20 minuti. Quando saranno cotte, schiacciare le patate e mettere da parte. Nel frattempo, tritare finemente la cipolla, il prezzemolo, l’aglio e tagliare a dadini i pomodori, precedentemente lavati e privati dei loro semi. In una pentola o padella larga, mettere a scaldare l’olio, far rosolare la cipolla e l’aglio, aggiungere la manioca o la patata, la passata di pomodori, il latte di cocco, il sale e 300 ml di acqua circa. Mescolare bene e cuocete a fuoco medio per una decina di minuti. Si dovrà ottenere una salsa cremosa, non troppo liquida. In ultimo, aggiungere i pomodori, i gamberi e il prezzemolo. Lasciate cuocere per altri 5 minuti, poi correggete a piacere con peperoncino in polvere, zemzero e pepe nero.

Per il risotto:

  • 1, 5 kg di riso carnaroli
  • Brodo vegetale qb
  • Burro acido
  • Latte di cocco
  • 1 lime grattugiato
  • Parmigiano per mantecare

Per il gambero al panko:

  • 20 gamberetti puliti
  • Uovo per panare
  • Panko
  • Olio di girasole per friggere
  • Polvere di alga nori da tritare in un mixer

Una vera sinfonia di sapori … il gamberetto croccante, avvolto in una leggere panatura panko, aggiungeva una nota di freschezza marina, mentre la polvere di alganori, infondeva al piatto un tocco di mare, evocando atmosfere lontane e misteriose.

Un altro pezzetto del menù…

Ramen moderno con tartufo

Samosa ripieno di pollo e prugne

Carrot cake revolution

Non so voi …

Io quando sono al mare ho bisogno di piatti veloci e colorati … ma non rinuncio mai alla mia cucina!

Cercare di accontentare tutti in famiglia, rispolverare vecchie ricette e, a volte, dare quel tocco diverso che le rende uniche e speciali. 

La fettina di vitello (tagliata molto sottile), qui incontra il pomodorino ciliegino appena scottato, oltre al prezzemolo e (non avendo il vino bianco), la BIRRA BIONDA


Un piatto che sapeva di buono … il pane fresco e croccante delicatamente imbevuto nel sughetto: inutile dirvi che sono andate a ruba!

La ricetta … qui 👇

Ingredienti (per 4 persone):

  • 8 fettine sottili di vitello
  • 250 g di pomodorini ciliegino, tagliati a metà
  • 1\2 bicchiere di birra bionda 
  • 2 spicchi d’aglio (facoltativi)
  • 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
  • Sale e pepe q.b.
  • Una manciata di prezzemolo fresco tritato
  • Pane fresco per accompagnare

Procedimento:

In una padella ampia, scaldare l’olio con l’aglio incappucciato e schiacciato, poi eliminare l’aglio a doratura leggera.
Aggiungere le fettine di vitello, farle dorare su entrambi i lati per 1–2 minuti per lato (sono sottili!).
Unire i ciliegini, salare e pepare. Versare la birra a filo, schiumando il fondo, e far sfumare a fuoco medio per 2–3 minuti.
Spolverare con il prezzemolo tritato, spegnere il fuoco e coprire per un minuto.
Servire subito con pane croccante, da intingere nel sughetto.

Il contorno perfetto

Le amiche, tante e tutte sorridenti, la cena, si, quella A Casa di Carla, i colori, quelli che sanno d’estate, e poi il piatto (uno, per tutto, ma pieno di mille emozioni)!! 

E poi c’erano i miei bicchieri, quelli dipinti a mano, realizzati in linea con i colori della tavola (pensata e curata nei minimi particolari) … e che sono stati realizzati come “pensiero” per chi, l’altra sera, ha avuto il piacere di trascorrere la lunga serata con me … in leggerezza. 

E ancora il menù … colorato, fresco e ricco di dettagli golosi, la torta ai lamponi con una leggera “bagna” alla rosa … e poi i fiori, che incorniciavano il verde della tavola rendendola come un prato in piena esplosione primaverile … 

Inutile dire che la serata è stata perfetta … un mix di eleganza, sorrisi e bon ton … il caldo?! 

Su di LUI: abbiamo vinto noi!!!

Voglio spoilerarvi una cosa …

“Organizzare una cena tra donne (A Casa di Carla) è sempre un’occasione speciale per condividere momenti di leggerezza e di allegria e per staccare un attimo dalla routine quotidiana. 

Oggi voglio darvi un’anteprima … la mia prossima cena (tra qualche giorno) sarà sempre un evento a tema, con un menu studiato nei minimi dettagli, una tavola apparecchiata con cura e un dress code che aggiungerà un tocco di divertimento alla serata.

Ma questa volta anche il cin cin sarà a tema, e … super speciale!!!

Per l’occasione, ho pensato a un menu che soddisfi tutti i palati, con piatti leggeri,  gustosi e in linea con il clima più caldo di questi giorni. Insomma, una delle mie solite cene!

Curiosi?! Seguitemi nelle storie dei social (ma anche qui nel blog) perché questa volta ho deciso di raccontarvi qualcosina in più … 

E … per cercare di rendervi partecipi … oggi voglio “svelarvi” uno dei tanti piatti “colorati” che andrà a riempire la tavola e la serata: “Burratina, peperoni, pane croccante e polvere di peperone dolce di Altino”! 


Ingredienti (per due persone):

  • Un peperone giallo e uno rosso (di quelli carnosi)
  • Olio evo q.b.
  • 2 spicchi di aglio schiacciato
  • Sale
  • Pepe
  • Peperone dolce di Altino in polvere
  • 1 burratina di bufala
  • Due/tre fette di pane tostato
  • Basilico fresco (per la decorazione)

Procedimento:

Tagliare i peperoni a quadrotti dopo averli lavato e privati dei semi. In una padella ampia aggiungere olio evo e due spicchi di aglio schiacciato. Lasciare un minuto sul fuoco e aggiungere i peperoni, mescolare e coperchiare. A metà cottura aggiungere sale e pepe. Una volta cotti trasferire in un piatto da portata, mettere al centro la burratina (qui di bufala), pane croccante a pezzetti, basilico fresco, polvere di peperone dolce di Altino e servire!

Il Pollo ai tre sottaceti: ma cosa sarà mai? E quali sono questi TRE sottaceti che vanno messi nel pollo?

Una ricetta di famiglia, di quelle che vengono da tanto lontano e che ho proposto alla cena dell’altra sera a casa mia, che io ho simpaticamente chiamato #acasadicarla !

Ho avuto dubbi sul terzo sottaceto, l’altra sera … poi, mentre cucinavo, ho chiamato la zia Gabriella: i carciofini sott’olio e aceto, quelli piccoli piccoli che in realtà servono per la guarnizione del pollo, una volta impiattato e prima di portarlo a tavola. E io ho avuto la fortuna di guarnire il pollo con quelli fatti in casa dalla zia! 

E gli altri due?! La “giardineiera” tagliata a pezzi piccoli e il “misto sott’olio” (pure tagliato a pezzetti).

Il pollo poi era ruspante e tagliato magistralmente a pezzettini (merito del mio macellaio di fiducia)!

Ingredienti (per 8 persone)

  • 1 pollo ruspante tagliato a piccoli pezzi
  • 1 barattolo di giardiniera
  • 1 barattolo di sottoli (antipasto)
  • 1 barattolo di carciofini (per guarnire)
  • Aglio 2/3 spicchi
  • Sale qb
  • Pepe in grani qb
  • Rosmarino 2 rametti
  • Bacche di ginepro schiacciate  4/5 
  • Vino bianco 1/2 bicchiere 
  • Salvia fresca 6/7 foglie
  • Alloro (lauro) 2 foglie 
  • Olio evo qb
  • Scorza di 1/2 limone

Preparazione:

In un recipiente ampio mettere il pollo tagliato con tutti gli odori (compreso l’aglio schiacciato), il sale e il pepe in grani. Bagnare con il vino e un filo di olio evo. Mescolare. Coprire con la pellicola e riporre in frigo per almeno 4/5 ore. Trascorso il tempo, trasferire in un’ampia padella e iniziare a cuocere (il pollo si deve rosolare bene). Mescolare per 7/8 minuti. Una volta rosolato, aggiungere i sottoli e la giardiniera tagliata a piccoli pezzi, e continuare a cuocere mescolando. Trasferire in una taglia da forno e infornare a 190 gradi per 30/40 minuti, mescolando i pezzi di pollo di tanto in tanto. Una volta ben cotti (devono un po’ colorirsi (anche i sottaceti), trasferire nuovamente nell’ampio padella, mescolare e aggiustare di sale. Una volta cotto, impiattare in un grande vassoio, e guarnire con i carciofini. Servire.

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Con il caldo io non riesco a rinunciare alla mia cucina e mi sforzo sempre di trovare delle preparazioni che riescano a stupire e a stupirmi … ma senza grandi sforzi, anche perchè il tempo per cucinare è sempre pochissimo.

Oggi è la volta della “formaggetta senza sale”, quella che alcuni chiamano anche “primosale”: un formaggio poco calorico, fresco, ottimo da solo, o come secondo piatto accomapagnato da verdure grigliate o da pomodorini, ma anche come condimento per la pasta.

I minuti sono contati e io … mi sono inventata questa ricetta “strepitosa”!


Ingredienti per 4 persone:

  • 400 gr di pasta corta o di spaghetti o linguine (questa volta ho optato per le linguine)
  • Una decina di pomodorini ciliegini ben maturi
  • foglie di basilico fresco
  • 1 “primosale” da circa 300 grammi
  • Olio extravergine di oliva
  • sale e pepe qb
  • origano

Procedimento:

Tagliare a piccoli dadini il Primosale e i pomodorini ciliegini in quattro parti; sminuzzare il basilico fresco e mettere tutto in una terrina. Salare, pepare, condire con olio extravergine di oliva e lasciare insaporire e riposare in frigorifero per circa un’oretta. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata, scolarla bene e condirla con il preparato. Mescolare con cura e, a piacimento, aggiungere un po’ di origano. Servire.

Il 18 giugno si festeggia la Giornata Mondiale del PICNIC!

Sicuramente un’occasione favolosa per chi ama trascorrere qualche ora all’aria aperta, oppure per quelli che adorano mangiare un boccone in completo relax, o passare un pò di tempo con gli amici informalmente, spizzicando un boccone e sorseggiando un buon calice di vino oppure una colorata bevanda ghiacciata.

Un’occasione speciale, comunque, in cui dare libero sfogo a manicaretti semplici e piccoli piccoli, da afferrare con le mani in tutta libertà e senza badare alle regole imposte dal Galateo … insomma una giornata “mondiale” di cui approfittare per tirarsi fuori dai soliti e rigidi schemi.

Ma sapete le origini del PICNIC?

La tradizione del picnic è nata in Francia nel XVII secolo per “mangiare qualcosa di piccolo”, appunto, un pique-nique.


I nobili francesi infatti, erano soliti presenziare a rigidi pranzi e quindi sentivano il bisogno di qualcosa di meno formale quando andavano alle battute di caccia.
A questo proposito incominciarono a mangiare all’aperto in cibo che in qualche modo ottenevano nell’immediato degli animali appena catturati!


In seguito, con il passare del tempo, il PICNIC è diventato un modo di dire, un termine che indica comunque “un pasto all’aria aperta condiviso con altre persone”, in un contesto giocoso e rilassante dove ognuno porta da casa del cibo.

Torte rustiche, paninetti farciti, polpettine sfiziose, insalate di pasta, di riso, di cous cous, frittate colorate a base di verdure di stagione, frutta fresca … tutti cibi rigorosamente “stipati” in allegre ceste di vimini e adagiate su plaid o tovaglie colorate che sanno comunque di festa e di allegria.

Il mio 18 giugno questa volta ho voluto trascorrerlo così … tra polpettine di salmone, pizza rustica con verdure e formaggio, frutta di stagione e un buon calice di vino rosato!

La ricetta del giorno?

Andiamo con le polpettine di salmone e ricotta … semplici da realizzare, sfiziose da mangiare e comode da portare in un allegro e rilassante picnic!

Ingredienti per 10 polpettine:

  • 200 gr di filetto di salmone già cotto in forno 
  • 1 uovo intero
  • 2 cucchiai abbondanti di pangrattato 
  • 2 cucchiai di Ricotta  
  • Sale
  • Pepe nero
  • Basilico 
  • Olio evo qb
  • salsa di yogurt
  • 400 gr di polpa di pomodoro
  • 1/2 Cipollotto rosso a fette 

Procedimento:

In una ciotola sbriciolare il salmone cotto, aggiungere l’uovo, il pangrattato, il basilico tritato, la ricotta, il sale e il pepe. Mescolare con una forchetta. Formare con le mani le polpettine piccole e leggermente schiacciate e disporle su una teglia rivestita di carta da forno, irrorandole con un filo di olio EVO..  

Cuocere in Forno caldo a 170 gradi per 10/15 minuti.  Una volta cotte, servirle con salsa allo yogurt.

Per la versione al sugo (da mangiare comodamente a casa):

In una pentola capiente versare un filo di olio evo, il cipollotto, il basilico fresco e la salsa di pomodoro. 

Cuocere un paio di minuti, salando a piacere e aggiungere le polpette cotte in forno e far insaporire per 6/7 minuti, aggiustando di sale. Coperchiare e far riposare un paio di minuti. Servire. Ho aggiunto un po’ di pistacchio tritato grossolanamente e qualche fogliolina di basilico.