l timballo è un piatto della tradizione culinaria unico per ogni regione, che si differenzia per luogo, cultura, ingredienti utilizzati ma soprattutto per i metodi di preparazione propri di ogni famiglia.
In Abruzzo è considerata timballo sia la preparazione a base di scrippelle e sia quella con pasta fresca all’uovo sottile.
Nella mia famiglia le versioni sono due (ma sempre di scrippelle): una “rossa”, tradizionale e l’altra “in bianco” (a base di verdure).
Nella famiglia paterna, in quello “bianco”, oltre a piselli e spinaci, venivano utilizzati anche carciofi e zucchine pastellati.
E poi … il timballo in bianco veniva proposto sempre in occasione delle festività Pasquali oppure durante qualche occasione “più primaverile” … sicuramente per la presenza di verdure.
Entrambe le versioni sono accomunate da un requisito: assaggiate una volta, non le lascerete mai più!
Ingredienti per 6 persone:
10 uova (per le scrippelle)
10 cucchiai di farina
10 mezzi gusci d’uovo di acqua
100 gr di parmigiano grattugiato
2 mozzarelle fiordilatte
50 pallottine di carne fritte (o carne macinata ripassata in padella con un pò di pomodoro)
1 litro di polpa di pomodoro
Sale, pepe, noce moscata q.b.
Olio evo
Una noce di burro per ungere la teglia e per guarnire il timballo prima di infornare
Teglia da forno a bordo alti (quadrata o rettangolare)
Procedimento:
Per le scrippelle utilizzare per ogni uovo, 1 cucchiaio raso di farina e 1/2 guscio di acqua e procedere nella preparazione delle “crêpes” utilizzando una padella capiente unta leggermente di olio evo o di lardo (vedi il video su YouTube delle scrippelle ‘mbusse). Preparare il sugo rosso con il pomodoro, in cui saranno tuffate le polpettine di carne già fritte.
Disporre le scrippelle sulla teglia imburrata per foderarla, in modo tale che ne fuoriescano le estremità.
Creare uno strato di sugo con le polpettine, mozzarella e parmigiano, sale, pepe e noce moscata.
Coprire con altre scrippelle e ripetere gli strati a piacimento, fino ad esaurire gli ingredienti.
Ripiegare i lembi delle scrippelle e coprire con altre sue scrippelle. Cospargere con fiocchetti di burro.
Mettere il timballo nel forno caldo e a calore moderato per circa un’ora. Servire caldo.
“La vostra fama è come il fiore, che nasce e muore, e si secca allo stesso sole che gli ha dato vitadall’acerba terra.”
(Dante Alighieri – Purgatorio, Canto XI – La Divina Commedia)
Queste di oggi … le mie UOVA in PURGATORIO “diverse” …
Affogate in una crema di #peperoni … ROSSI con un crunch di pane aromatizzato …
Ringrazio Angelo Monticelli e Masseria Tattoni di Bellante (Teramo) per l’ispirazione e … ho deciso che mercoledì sera sarà l’antipasto per la mia prossima cena … tra amici ☺️ #acasadicarla (piccolo spoiler ☺️)
Ingredienti per 4 persone:
4 uova
2 peperoni rossi grandi
150 gr di passata di pomodoro
4 cucchiai di olio evo
Basilico fresco
2 spicchi di aglio
Sale
2 fette di Pane raffermo
Essenze varie tritate
Procedimento:
In un pentolino a sponde alte ho inserito 4 cucchiai di olio evo e l’aglio. Ho poi versato la polpa di pomodoro e i peperoni a pezzetti, il sale e ho fatto cuocere a fuoco moderato per circa 10 minuti, coperchiando. Ho poi aggiunto un paio di foglie di basilico e spento il fuoco. Ho frullato tutto così da ottenere una crema.
In un pentolino – dopo aver tritato il pane con gli odori – ho fatto leggermente dorare il preparato e nesso da parte.
Nella padella per crêpes ho distribuito nelle 4 forme le uova, salato e coperchiato a fuoco moderato per 3/4 minuti, facendo attenzione a non far rapprendere i tuorli delle uova.
Ho Servito le uova affogate nella crema in ciotole con sopra il crunch di pane ed essenze, guarnendo con foglie di basilico.
Uova in Purgatorio in crema di peperoni e crunch di pane aromatizzato
Chissà perché le polpette mi piacciono così tanto?!
Questa volta l’ho preparate con le verdure (ho pensato all’erbetta campagnola), con la ricotta e con il nostro pecorino abruzzese …
Per fare prima le ho fritte … ma potete anche metterle in forno adagiate su carta forno e con un filo di olio EVO. Saranno buonissime ugualmente
La ricetta?! Facilissima … sbirciate qui.
Buone polpette a tutti!!!
Ingredienti:
300 gr di Erbette di campo surgelate
100 gr di pecorino abruzzese grattugiato
100 gr di ricotta vaccina
2 uova piccole
Pangrattato qb
Pane di mais per la panatura
Olio di semi per friggere
Sale qb
Salsa Cheddar
Sticks di Pancetta
Pistacchio in granella
Procedimento:
Dopo aver ripassato le erbe di campo in un giro di olio EVO, queste vanno sistemate in una terrina con uova, pecorino, ricotta, pangrattato e sale. Dopo aver formato le polpettine con le mani, vanno schiacciate e passate nel pangrattato di mais prima di cuocerle in abbondante olio di semi. Scolarle e impilarle due alla volta. Guarnire con un cucchiaino di Salsa Cheddar, sticks di pancetta e granella di pistacchio (come nella foto). Servire.
Polpette di verdura campagnola e pecorino abruzzese
Le polpette di carne al sugo, quelle morbide morbide che piacciono a tutti (bambini compresi).
Ricordo con nostalgia le polpette della nonna, che, ogni domenica, quando noi nipoti andavamo a trovarla, assieme alla ciambella al profumo di limone, ci preparava le polpette al sugo da accompagnare allo spaghetto alla chitarra.
Oggi ho voluto riproporle … la mollica di pane resa morbida per la presenza del latte e poi ben strizzata, le rendono veramente speciali!
Ingredienti:
500 gr di carne macinata di vitello
2 uova intere
4 cucchiai di parmigiano grattugiato
1 pizzico di noce moscata
Mollica di pane raffermo senza crosta bagnata nel latte e strizzata bene
1 piccolo aglio a pezzetti
sale qb
pepe qb
prezzemolo fresco
olio per friggere
per il sughetto …
800 ml di polpa di pomodoro
Olio EVO
Sale
Basilico fresco
1/2 Cipolla o uno spicchio di aglio (se troppo denso aggiungere un pò di acqua)
Procedimento:
In una ciotola ammorbidire la mollica di pane con un po’ di latte e farlo riposare 10 minuti.
In un recipiente a bordi alti amalgamare la carne macinata con gli altri ingredienti e, infine, aggiungere il pane strizzato. Formare delle polpette e friggerle nell’olio a temperatura. Devono essere appena dorate e restare morbide. Preparare il sughetto di pomodoro e basilico e adagiarvi le polpette delicatamente facendole sobbollire per circa 10 minuti a fuoco basso, coperchiando. Servire calde completando con qualche foglia di basilico fresco.
Il pollo con i peperoni: chi di voi non l’ha mai assaggiato?!
E quante differenti ricette ci sono?!
Quello alla romana, quello della mia famiglia (dove, al posto del vino bianco viene messa la birra), e poi il mio … quello cucinato ieri sera, di fretta, dopo un’intera giornata trascorsa in ufficio (a parte la pausa pranzo con scroscio d’acqua di rito e obbligatorio)
Qui ho utilizzato le sottocosce e poi: peperoni gialli, rossi e verdi tagliati a listarelle, un po’ di salsa di pomodoro e le olive nere taggiasche. Beh … il misto di odori presi dal mio balcone e il peperoncino rosso piccante hanno completato l’opera.
Ingredienti (per 4 persone):
5 sottocosce di pollo a pezzi (circa 800 gr)
1 peperone rosso, uno verde e uno giallo
200 gr di salsa di pomodoro
uno spicchio d’aglio
2/3 cucchiai di olive taggiasche
olio evo qb
sale qb
Prezzemolo, origano, basilico, maggiorana e timo
Peperoncino piccante
Procedimento:
Prendere i pezzetti di pollo, lavarli velocemente sotto l’acqua fredda e metterli da parte.
Mettere l’aglio schiacciato in una padella ampia con i bordi alti e farlo scaldare insieme all’olio evo; aggiungere il pollo. Rosolare per 4/5 minuti, quindi versare la salsa di pomodoro, salare e aggiungere gli aromi e mescolare. Cuocere un paio di minuti e
aggiungere i peperoni tagliati a listarelle non troppo sottili, mescolare e coprire con un coperchio. Aggiungere il peperoncino.
Cuicere per circa 35/40 minuti, mescolando di tanto in tanto. Due minuti prima di spegnere il fuoco, completare con le olive taggiasche e mescolare.
Servire caldo, appena pronto.
PS. È un piatto ottimo anche il giorno dopo, riscaldato. Può essere Accompagnato da fette di pane.
Pollo, peperoni e olive taggiaschePollo, peperoni e olive taggiasche
Niente “maltagliati” o “pasta mista” … ma i classici “tubetti”, quelli che mangiavo quando ero piccola accompagnati dai fagioli 🫘 o dal sughetto di pesce (a casa mia si usava molto soprattutto quando andavo a visitare la nonna di Giulianova … una cittadina sul mare in provincia di Teramo).
Questa volta, su richiesta specifica, li ho preparati accompagnati da patate a tocchetti, guanciale e provola affumicata … come si usa nel Napoletano e … mangiata rigorosamente con il cucchiaio, con “i fili” che vanno da una parte all’altra del piatto e … del tavolo 😀
Un piatto semplice, veloce da realizzare, dove la pasta viene cotta assieme alle patate come se si stesse mantecando un risotto!
Ingredienti:
2/3 patate medie
200 gr di pasta formato tubetti
1 cucchiaio di trito per soffritto
3 fettine sottili di guanciale
Provola affumicata a fette (7/8 fette)
Prezzemolo fresco qb
Olio extravergine d’oliva qb
Sale
Pepe al mulinello qb
Procedimento:
Pulire le patate e tagliarle a quadratini. Preparare un trito con la carota, il sedano e cipolla e metterli a rosolare in una pentola con 3 cucchiai d’olio EVO e il guanciale tagliato a listarelle.
Dopo qualche minuto, quando la cipolla è trasparente, aggiungere le patate e cuocere per un paio di minuti mescolando bene. A questo punto unire la pasta e aggiungere l’acqua (come se si tirasse su un risotto). Salare e pepare e continuare a cuocere, mescolando, aggiungendo acqua all’occorrenza.
A fine cottura aggiungere la provola a pezzetti e mescolare bene. Infine lasciare riposare per due minuti e poi aggiungere prezzemolo e ancora pepe. Servire.
Pasta con patate e provola affumicataPasta con patate e provola affumicata
San Giuseppe … tutto il web impazza di Zeppole … da quelle dolci (alla crema gialla, al cioccolato, alla panna, al pistacchio …) a quelle salate con i formaggi …
Io ?!?
Beh, le mie (fritte e al forno versione mignon) le ho preparate giorni fa (in occasione della cena #ACasadiCarla dedicata alla tradizione della mia città) e vi ho anche postato ricetta e procedimento …
OGGI, invece, voglio cambiare.
Seguirò sempre la tradizione, ma non della mia regione: una tradizione meno conosciuta a tanti (e fino a ieri anche a me) … quella Molisana, e con la precisione del Borgo di Riccia (in provincia di Campobasso) con I Calzoni di San Giuseppe – I CAVEZONE – (e, per questo, devo ringraziare i racconti della mia collega Isabella Fanelli).
A Riccia, il giorno di San Giuseppe (ma anche il Primo Maggio) si onora il Santo con un pranzo molto speciale: 13 persone a tavola con 13 portate da servire (e i CAVEZONE fanno parte dei 13 piatti da servire; anzi, sono considerati gli ambasciatori 😊)!!!
Un impasto delicato e vellutato, a base di ceci, miele e/o zucchero ed essenza di cannella o di vaniglia o di cedro. La sfoglia, invece, che poi viene fritta in abbondante olio bollente, è simile alle nostre sfogliatelle teramane.
“I calzoni vengono condivisi, donati e non venduti dalle famiglie che celebrano questa festa” … un po’ come accade per le nostre VIRTÙ. Io sono stata fortunata: avevo nel freezer un piccolo rotolo per le sfogliatelle … il tempo di preparazione, così, mi si è ridotto notevolmente )!
Ingredienti:
Per la sfoglia:
2 kg di farina di grano tenero
1 uovo
Strutto q.b
Acqua q.b.
Un pizzico di sale
Per il ripieno:
1 kg di ceci
Miele e/o Zucchero q.b.
Essenza di cannella o di vaniglia o di cedro q.b.
Procedimento:
Per la sfoglia: si inizia versando la farina su una spianatoia, lavorandola con acqua, uovo e sale fino ad ottenere un composto di media durezza. Successivamente si inizia a stendere la sfoglia, con l’aiuto di un mattarello o con la sfogliatrice, creando due sfoglie molto velate e che andranno unte manualmente di strutto.
Si divide la sfoglia a strisce sottili e si sovrappone facendo combaciare quella unta rivolta in superficie. Si arrotolano su loro stesse, continuando ad ungerle, fino a formare dei dischi e poi si lasciano riposare avvolgendoli in un canovaccio. Una volta riposati, si riprendono i dischi e si iniziano a stendere nuovamente, formando delle sfoglie poco meno di 1 centimetro.
Per il ripieno: dopo aver messo a mollo i ceci circa 1 giorno e mezzo prima (oppure già lessati), si lavano bene e si cuociono con un pizzico di sale. Una volta cotti e scolati, si schiacciano, così da ottenere un composto morbido e compatto e si uniscono il miele e/o lo zucchero e l’essenza di cannella o di vaniglia o di cedro (io la cannella).
Si ritagliano le sfoglie, con un attrezzo idoneo, formando dei cerchi, con un diametro di circa 10 centimetri. Su ogni metà dei cerchi si adagia il ripieno e si chiudono formando delle mezze lune.
Per la cottura è necessario friggerli, quindi si riscalda l’olio e si immergono i calzoni, lasciandoli cuocere fino ad ottenere una doratura. Una volta cotti, si lasciano asciugare su carta assorbente. Pronti!
Una settimana dedicata all’Abruzzo e alla sua Tavola, quella di VistoTV con Novella2000.
Tantissimi piatti, dalla tradizione ai prodotti tipici del territorio e qualche ricetta di famiglia.
E’ domenica e, se siete a corto di idee, vi lascio “la ricetta di copertina”, quello delle Tagliatelline con lo Zafferano di Navelli .
E qui, grazie al terreno propizio e alla costanza degli abitanti del luogo, lo zafferano è riuscito a diventare negli anni uno dei simboli distintivi e caratteristici di queste zone.
I pensieri sono tanti, ma quello più popolare racconta che la pianta sia originaria dell’Asia Minore, in particolare delle zone montuose dell’Iran e del Mediterraneo orientale e che, solo successivamente sia arrivata in Abruzzo, grazie al padre domenicano Domenico Santucci (nativo di Navelli – L’Aquila), grande estimatore delle proprietà dello Zafferano, che riuscì a trafugare i bulbi dalla Spagna (in cui era soggetto a leggi e controlli molto severi), portandoli con sé nel suo paese natale.
Ingredienti:
250 gr di tagliatelline all’uovo (o altra pasta)
10/12 fiori di zucca freschi
1 bustina di zafferano o qualche pistillo
1 tuorlo d’uovo
4 cucchiai di pecorino abruzzese
Scorza di limone
1 spicchio di aglio incappucciato
Olio EVO qb
Procedimento:
In un’ampia padella versare un giro di Olio EVO e lo spicchio di aglio: soffriggere per un paio di minuti. Aggiungere i fiori di zucca lavati, puliti e tritati, cercando di tamponare bene l’acqua in eccesso. Cuocere circa 10 minuti, aggiungendo un po’ di acqua e lo zafferano in polvere.
Nel frattempo, in una pentola a bordi alti, versare l’acqua leggermente salata per cuocere le tagliatelline.
Scolarle al dente e versarle nella padella con i fiori e, dopo aver spento il fuoco, aggiungere il tuorlo d’uovo sbattuto con il pecorino e la scorza di limone. Mantecare bene e, se necessario, aggiungere un po’ di acqua di cottura. Servire e per chi vuole spolverare con un po’ di pepe.
Un piccolo borgo abruzzese in provincia di Teramo, avvolto dai Monti Gemelli e intriso di storia e di antiche tradizioni.
Con Campli, inizia il mio percorso tra i borghi d’Abruzzo e d’Italia sulla Rivista VistoTV, in edicola settimanalmente assieme a Novella 2000.
Ma scopriamo insieme un pò di storia e qualche curiosità e non dimentichiamo che il 18 agosto 2022 avrà inizio la 51^ edizione della Sagra più antica d’Abruzzo, quella della Porchetta Italica, inaugurata nell’anno 1964.
Siete pronti? Seguitemi e venite a viaggiare con me …
Io con la Rivista settimanale VISTOTV in edicola con NOVELLA2000 – Luglio 2022
Campli, il piccolo ma grazioso borgo farnese noto per la Scala Santa e per la sua profumatissima porchetta italica, sorge ai piedi dei Monti Gemelli, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a pochi chilometri dalla città di Teramo, in Abruzzo.
Ed è proprio grazie al suo vasto patrimonio artistico e culturale che nel 2021 è riuscita a guadagnare la sesta posizione tra i Borghi più belli d’Italia, merito sia degli eleganti palazzi cinquecenteschi, degli edifici porticati del centro storico risalenti al XIV secolo, del Santuario della Scala Santa (luogo sacro di sola preghiera), della Cattedrale di Santa Maria in Platea, del Palazzo del Parlamento c.d. “Farnese” (sede del Municipio ed edificio civico più antico d’Abruzzo), ma anche della forte attenzione alla promozione del territorio e alla valorizzazione dei suoi tesori.
Una piccola cittadina che ha mantenuto negli anni l’aspetto di un borgo mercantile medioevale, e dove, a pochissimi chilometri, ai piedi della montagna e immersa nella natura, si trova la Necropoli di Campovalano, ricca di numerosi reperti e che ha ospitato per circa mille anni un cimitero di Italici.
Ma tra le numerose bellezze da scoprire, oltre a trovare il Giubileo della Scala Santa, indetto da poco in occasione del 250° del Santuario e che durerà fino al 30 aprile 2023, il borgo di Campli ospiterà anche quest’anno la Sagra più antica d’Abruzzo: quella della Porchetta Italica(18-23 agosto), inaugurata nel 1964.
Secondo me, la PORCHETTA rappresenta per la città Farnese un bene culturale, un simbolo gastronomico, tramandato negli anni tra le varie generazioni, da sempre presente nelle tavole di nobili, vescovi, principi, nelle sagre di città, gustata nelle piazze, in occasione di fiere e nel mercato settimanale. Insomma, una vera e propria chicca che non ha nulla da invidiare (a detta degli esperti) a quella di Ariccia (nel Lazio) e a quella di Grutti (in Umbria).
Ho scoperto poi che in Abruzzo, fin dal Medioevo, i porchettai più famosi sono stati quelli di Campli e di Ripa Teatina (Chieti) e che, anticamente, la porchetta non poteva essere venduta se prima il Camerlengo (oggi il Sindaco), non ne avesse accertata la qualità e dunque stabilito il prezzo. Una specialità del territorio, quindi, “garantita e protetta”.
Dare un morso al panino fresco e croccante, farcito di fette calde di porchetta di maiale e di crosta non ha eguali, tanto che è divenuta negli anni uno dei principali poli di attrazione del nostro borgo incantato incastonato tra i Monti Gemelli.
E così nel lontano agosto 1964, grazie alla competenza di varie professionalità, nacque a Campli la Sagra della Porchetta, la prima Sagra in Abruzzo, con l’obiettivo di rilanciare il Comune Camplese, di far divertire i cittadini promuovendone le specialità gastronomiche. In quell’occasione, furono vendute più di 80 porchette alla presenza di 24 produttori; un vero e proprio successo, che negli anni a venire si è deciso, ragionevolmente, di non abbandonare.
Ma cosa la rende così speciale?
Certamente la qualità del maiale adulto (che pare non debba superare il quintale), il suo disosso, la salatura, l’impiego di un mix di spezie delicate per aromatizzarlo (generalmente sale, pepe, aglio e rosmarino), la legatura a mano e l’utilizzo di legna particolare per la cottura lenta (circa 6/7 ore) nel forno a legna. Un processo ben preciso in cui il grasso si scioglie, la crosta diventa croccante e la carne succulenta e prelibata: una vera specialità.
Nel calendario degli eventi estivi farnesi 2022, troviamo la Settima edizione della Farnesiana (8-9 luglio), con la rievocazione storica di Margherita d’Austria: 14 ore di musica antica in due giorni, i Mercanti degli antichi mestieri, il Corteo Storico con l’arrivo della regina e il buon mangiare e il buon bere che si snoda tra gli antichi vicoli del borgo (prodotti tipici e piatti rinascimentali preparati con abilità dagli chef locali). E ancora, dal 28 agosto al 3 settembre, Campli, Borgo di Musica, una settimana di concerti, incontri d’autore, street food e degustazioni che si snodano nella cornice suggestiva del piccolo borgo.
Ma Campli è conosciuta non soltanto per il suo ricco patrimonio artistico e culturale o per la porchetta italica: famoso è anche il TARTUFO di Campovalano (la Sagra dall’11 al 18 luglio 2022) e Flora Merucci, l’eclettica executive Chef del Ristorante gourmet “Il Tubero d’Oro”, classe 1982, ne sa qualcosa.
I Prodotti del territorio (l’olio extravergine d’oliva, i funghi porcini, il tartufo dell’Azienda di famiglia a Campovalano), le materie prime fresche e genuine, i piatti sapientemente studiati per comporre i menù stagionali, gli ingredienti mixati a regola d’arte, rendono la cucina di Flora gustosa e prelibata anche per i palati più esigenti.
Ma di Flora e del suo prezioso “Tubero d’Oro” ne parleremo un’altra volta ….
Lì ho trascorso gli anni dell’Universita’, quelli in cui riempi il tuo cassetto di sogni, diventi grande, devi organizzare e programmare bene il tuo tempo, studiare (“quello ora è il tuo lavoro”, diceva mio padre), cercare di ottenere i risultati più in fretta possibile (ai miei tempi era una delle città universitarie dove la vita costava di più).
Lo facevi per te e anche per non deludere i tuoi genitori che, con sacrificio, volevano che tu ottenessi il meglio da quell’esperienza!
Ricordo con nostalgia quegli anni, e, a volte, mi capita di sognare di doverci tornare per dare l’ultimo esame (per fortuna si tratta solo di un sogno)!
Mi piaceva girovagare per le viuzze vicino San Petronio, comperare i tortellini da Tamburini, il pane biscottato da Atti, i garganelli all’uovo, … e le RAVIOLE (i biscotti a mezza luna ripieni di mostarda o di confettura di albicocche).
C’era una biscotteria vicino casa (sulla via Emilia) che ne sfornava continuamente ed io ero sempre lì, pronta, a prenderne qualcuna calda e morbida.
Non nascondo che ogni volta che metto piede a Bologna devo comperare le Raviole … ormai mio marito si è rassegnato!
Questa ricetta me l’ha passata un’amica … e non ho potuto aspettare: ho dovuto subito mettermi all’opera e provare.
Ho sostituito lo strutto con l’olio di semi e la marmellata è quella di uva condita con nocciole e cioccolato!
Mi credete se vi dico che sono favolose?!
Ingredienti (per circa 20 raviole):
500 gr di farina
2 uova intere
180 gr di zucchero semolato
100 gr di strutto morbido (io ho utilizzato l’olio di semi)
1 bustina lievito per dolci
latte qb (l’impasto deve risultare morbido)
marmellata (o altro tipo di farcia)
1 coppapasta tondo
Procedimento:
Mescolare tutti gli ingredienti per l’impasto così da ottenere un panetto morbido. Stenderlo su una spianatoia con un po’ di farina creando una sfoglia di circa 1/2 cm. Aiutandosi con un coppapasta creare tanti dischi da farcire al centro con un cucchiaino abbondante di farcia. Piegare a mezza luna (come in foto). Disporre su una teglia rivestita carta forno. Spennellare con acqua e cospargere di zucchero semolato. Infornare (forno caldo) a 190 gradi per circa 10/15 minuti.
Le raviole bolognesi sono pronte!
Raviole disposte in teglia prima della cottura in fornoLe Raviole Bolognesi