La Rivista settimanale F – Cairo Editore fa Centro e … con lei, anche io, con il mio Abruzzo, la mia passione (la cucina) e con la tradizione di famiglia!
Le PALLOTTE CAC’ e OVE, con me, nello spazio “Cucina” della rivista, protagoniste nel viaggio di F tra le regioni italiane (n. 43 del 23 ottobre 2024).
La ricetta? Sbirciate e curiosate tra le foto e le immagini … Che felicità!
I “saltimbocca alla romana”, sottili fettine di carne di vitello con prosciutto crudo e salvia, “saltano in bocca” per la loro gustosità e, trattandosi di bocconi piuttosto piccoli, possono essere assaporati in una sola mossa (in un solo boccone).
Controversa la loro origine: qualcuno afferma che siano di origine bresciana, ma i più li considerano un piatto della gastronomia tradizionale romana: semplici, veloci e saporiti, uno tira l’altro … saltando in bocca!
Ottimi se accompagnati da contorni tradizionali, come ad esempio le patate al forno, oppure dagli spinanci saltati o dai classici carciofi “alla romana”. Sicuramente un piatto di facile preparazione, abbastanza economico, che riesce sempre a stupire, soprattutto se accompagnato da un buon calice di vino bianco.
Ma quale?
Le opzioni sono tante … ma bisogna fare attenzione a scegliere un vino che ne esalti la delicatezza e al tempo stesso la sapidità. La tendenza dolce della carne di vitello, cotta velocemente in padella nel burro e olio e leggermente infarinata; e poi c’è la salvia, il suo profumo, che si accompagna alla sapidità del prosciutto crudo (qui ho scelto un San Daniele). Quindi, un vino dotato di freschezza, abbastanza morbido e non troppo sapido, profumato, con nuance fruttate ed erbacee, ma anche delicatamente agrumate.
Non ci resta che corciarci le maniche e iniziare a preparare i nostri saltimbocca!
Ingredienti:
4 fettine di noce di vitello (tagliate in due)
8 foglie di salvia
8 mezze fette di prosciutto crudo
40 ml di marsala secco (oppure di vino bianco)
50 gr di farina
50 gr di burro
Olio extravergine di oliva qb
8 stuzzicadenti
Preparazione:
Prendere le fettine di vitello e tagliarle in due con delle forbici. Su ognuna, adagiare una mezza fettina di prosciutto crudo e una foglia di salvia. Bloccatele con uno stuzzicadenti.
In una padella ampia versate un giro di olio EVO e mettete anche il pezzetto di burro: fate sciogliere a bassa temperatura. Nel frattempo, adagiate la parte inferiore del saltimbocca nella farina e, una volta preparati, poneteli delicatamente nella padella. Se volete mettete un pizzico di pepe e aggiustate di sae. Appena la parte inferiore sarà leggermente dorata, sfumare con il marsala secco o con il vino bianco. Lasciate evaporare (se necessario aggiungere poca acqua). Girateli velocemente e lasciate cuocere un minuto. Spegnete il fuoco, impiattate e irrorate con la salsina di cottura.
San Valentino 💌 la festa di chi è innamorato … di tutto … anche della vita, del cibo e … dei RISOTTI !!
Voglio continuare così … con il suggerirvi un’altra idea di risotto, per stupire … ricordandovi che sul nuovo numero di Novella Cucina ci sono ben quattro miei risotti cucinati con la frutta 🍈 🍊, la storia di una meravigliosa realtà La Strada del Riso dei Tre Fiumi e il racconto di Cristiana Sartori (DiCristiana – Riso Bio), Presidente di questo progetto ambizioso e appassionata della sua terra … e del suo riso 🌾
Qui un risotto speciale … con Cavolo Capuccio Viola, noci e crescenza … un sapore delicatissimo e un colore meraviglioso …
Ma lo sapete che ?!?!?
Cristiana Sartori, agronoma, titolare dell’Azienda Agricola DICRISTIANA e Presidente della Strada del Riso dei Tre Fiumi (Ticino, Sesìa e Po), mi ribadisce che “si tratta di un’iniziativa pensata e creata da e per gli amanti del riso, a cui stanno aderendo 23 Comuni e 46 realtà associative e consortili, con l’obiettivo di valorizzare e far crescere il territorio attraverso la creazione di una carta dei risi le cui varietà differiscono a seconda della zona di coltivazione e delle differenti tipologie di suolo”.
In questi ultimi due anni mi sono piacevolmente “riscoperta” …
Riesco a cogliere le infinite bellezze del nostro territorio coniugandole alla mia passione per la cucina e per la sua meravigliosa tradizione.
Camminando lungo il parco fluviale del Vezzola, qui a Teramo, troviamo la Fonte della Noce, un sito medioevale, di grande importanza per la città, perchè, per molti secoli, ha rappresentato il rifornimento idrico di tutta la sua zona nord.
Si legge in una lapide affissa sul sito …
“La regina venne alla fontana e postisi a mensa sola con la figliola, nell’altra il signor Don Alfonso … si trattennero sino al far della notte“… (Muzio Muzij)
Alla Fonte della Noce fece sosta un paio di giorni la regina Giovanna d’Aragona, arrivata a Teramo per prendere possesso della città nel luglio del 1514.
“Per tutta la durata della cena la Regina non fece altro che compiacersi di tanta benevola accoglienza dei teramani e pregò Nochicchia e il Cancelliere di ringraziare a suo nome tutti i cittadini di Teramo, assicurando che non avrebbe mai dimenticato quelle due serate così piacevolmente trascorse nella loro città” (fonte: IL FUOCO DEI SALAMITA, di Elso S. Serpentini).
Vi capita mai di svegliarvi la mattina già stanchi e di non avere voglia di alzarvi dal letto!? Forse il tempo o forse la situazione balorda degli ultimi mesi o forse la Primavera (che stenta ad arrivare)!
Io cerco sempre di trovare una soluzione: puntare un obiettivo, ma che sia facilmente raggiungibile e che sia dolce (ne vado pazza)!!
Vi propongo un tortino al riso rosso (polverizzato), con l’aggiunta di succo d’arancia 🍊 e di crema dolce al pistacchio. Beh … con una mezz’oretta a me è tornata la carica!!! 😍
La Pupa è uno dei dolci pasquali abruzzesi, assieme alla pizza di Pasqua (che qualcuno chiama anche spianata). A base di biscotto e decorata con tantissima fantasia, serve a rallegrare le tavole imbandite per questa occasione speciale.
Ma cosa simboleggia?
Pare sia sinonimo di fertilità e rinascita portate dalla primavera. Ha origini pagane e la tradizione “vuole che sia preparata durante la settimana Santa per poi essere consumata la mattina di Pasqua” durante il noto “sdjuno”!
L’ho preparata con la pasta frolla aromatizzata all’arancia, l’ho colorata con i colori per alimenti e … con tanta fantasia…
Eccola qui e l’ho chiamata “La Contessina” … perchè ogni Pupa ha un suo nome.
Un intreccio romantico di zuccherini, rose, canditi, cuori e stelle!
Siamo nel mese di ottobre e, sicuramente, siamo nel pieno del periodo della zucca; sicuramente vi avevo promesso che avrei provato presto a realizzare le pepite di pollo … ma non vi avevo detto che le avrei unite tra di loro … intendo la zucca e il pollo!!
Una sorpresa piacevole e gustosa anche per chi non adora mangiare “POLLO”!
Ingredienti (per 12 polpettine):
150 gr di petto di pollo a fette
1 uovo intero
2 cucchiai di caciocavallo grattugiato (altrimenti va bene il parmigiano)
2 etti di zucca 🎃
2 cucchiai abbondanti di pangrattato
Sale
Pepe nero
Prezzemolo
Olio evo
Olio di semi per friggere
Carta assorbente
Procedimento:
In una padella versare un giro di olio evo, la cipolla tritata e, dopo aver soffritto un paio di minuti, aggiungere la zucca a dadini. Salare e pepare. Aggiungere il prezzemolo fresco tritato. A parte, lessare il petto di pollo (se lo si vuole più saporito, farlo scottare con un pò di olio, acqua e vino bianco in una padella antiaderente). In una ciotola a bordi alti, mettere la zucca e il petto di pollo cotto e tritare finemente (io ho utilizzato il BimbyTM6). Aggiungere l’uovo intero, il caciocavallo grattugiato, sale e pepe a piacere e mescolare. Aggiungere il pangrattato e mescolare ancora, fino a ottenere un impasto di una giusta consistenza (come per le polpette). Formare con le mani le polpettine (della grandezza di una noce) e friggerle in abbondante olio di semi a temperatura. Scolarle su carta per fritti o assorbente.
Servire le polpette calde. Per chi vuole un ciuffetto di maionese vegana o altro tipo di salsa.
Sapete che le “pallotte cacio e uova” abruzzesi hanno “le gemelle” nel territorio molisano? Io l’ho scoperto per caso … curiosando un po’ nelle tradizioni della Regione. Si chiamano però ‘U’ Scescille o Sciscille di Termoli‘. Hanno una forma allungata e sono preparate con pane raffermo e formaggio (il pecorino rigatino) e sono comunque espressione di una cucina povera, inventata per non sprecare e buttare gli avanzi. Le “scescille” o “sciscille” del Molise non sono fritte, ma cotte direttamente nel sugo di pomodoro e sono tipiche della zona costiera molisana (tipiche della città di Termoli), dove, una volta, venivano servite per accompagnare la famosa zuppa di pesce.
Ingredienti:
3 uova
180 g di caciocavallo di Capracotta
130 g di mollica di pane raffermo
1 mazzetto di prezzemolo
1 cipolla rossa
250 g di pomodori San Marzano tritati
olio evo
sale
pepe
qualche foglia di basilico (per il sugo)
1 peperone rosso
Procedimento:
Per le polpette: sbattere in una ciotola capiente le uova assieme al caciocavallo sbriciolato; tritare al mixer la mollica di pane raffermo assieme al prezzemolo e unire il tutto al composto di uova e caciocavallo, assieme ad un filo di olio evo; aggiustare di sale e pepe. Far riposare l’impasto in frigo per un’ora, coperto da pellicola trasparente.
Quando il tempo di riposo dell’impasto sarà quasi terminato, preparare il sugo: tritare la cipolla e soffriggerlo in un ampio tegame con l’olio evo, aggiungere il peperone tritato e, dopo un paio di minuti, aggiungere i pomodori tritati; aggiustare di sale e pepe, unire 1 bicchiere di acqua e lasciare cuocere per circa 20 minuti, allungando con altra acqua se necessario (è fondamentale che il sugo sia “lento”).
Mentre il sugo cuoce, con l’impasto formare le “scescille”, dando loro una forma allungata e compattandole benissimo.
Adagiare le polpette nel sugo, che non dovrà mai restare troppo asciutto e cuocere per circa 15 minuti, girandole di tanto in tanto (se troppo asciutto, aggiungere acqua).
A fine cottura aggiungere qualche foglia di basilico fresco e servire subito.
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