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“L’Abruzzo, Teramo e il Cacio Fritto al Tartufo nero”

Un viaggio nella cucina Abruzzese, iniziando da uno degli antipasti più famosi: il “Cacio fritto” (formaggio fritto).

Certo, non parliamo sicuramente di un piatto leggero, da inseirire nelle diete povere di grassi, ma, ogni tanto qualche strappo alla regola si deve pur fare. E con questo piatto tipico della tradizione contadina, goloso e gustoso, stiamo andando nella giusta direzione. 

Domenica mattina…

Missione “Albero di Natale” compiuta.

Ora devo dedicarmi al Presepe. Conservo tantissimi pezzi di quello di ceramica di THUN: sicuramente molti di voi lo conosceranno. 

Mi ha sempre rasserenato osservare i volti dei personaggi e degli angioletti: la loro bocca a forma di cuore come se stessero per sussurrarti qualcosa. 

Anno dopo anno l’arrivo di nuovi personaggi: il pastore, la contadina con la conca, la bambina e il bambino che giocano insieme, la pecorella, … 

A Bologna ho studiato Giurisprudenza. 

Lì ho trascorso gli anni dell’Universita’, quelli in cui riempi il tuo cassetto di sogni, diventi grande, devi organizzare e programmare bene il tuo tempo, studiare (“quello ora è il tuo lavoro”, diceva mio padre), cercare di ottenere i risultati più in fretta possibile (ai miei tempi era una delle città universitarie dove la vita costava di più). 

Lo facevi per te e anche per non deludere i tuoi genitori che, con sacrificio, volevano che tu ottenessi il meglio da quell’esperienza!

Ricordo con nostalgia quegli anni, e, a volte, mi capita di sognare di doverci tornare per dare l’ultimo esame (per fortuna si tratta solo di un sogno)!  

Mi piaceva girovagare per le viuzze vicino San Petronio, comperare i tortellini da Tamburini, il pane biscottato da Atti, i garganelli all’uovo, … e le RAVIOLE (i biscotti a mezza luna ripieni di mostarda o di confettura di albicocche).

C’era una biscotteria vicino casa (sulla via Emilia) che ne sfornava continuamente ed io ero sempre lì, pronta, a prenderne qualcuna calda e morbida. 

Non nascondo che ogni volta che metto piede a Bologna devo comperare le Raviole … ormai mio marito si è rassegnato! 

Questa ricetta me l’ha passata un’amica … e non ho potuto aspettare: ho dovuto subito mettermi all’opera e provare.

Ho sostituito lo strutto con l’olio di semi e la marmellata è quella di uva condita con nocciole e cioccolato! 

Mi credete se vi dico che sono favolose?!

Ingredienti (per circa 20 raviole):

  • 500 gr di farina
  • 2 uova intere
  • 180 gr di zucchero semolato
  • 100 gr di strutto morbido (io ho utilizzato l’olio di semi)
  • 1 bustina lievito per dolci
  • latte qb (l’impasto deve risultare morbido)
  • marmellata (o altro tipo di farcia)
  • 1 coppapasta tondo

Procedimento:

Mescolare tutti gli ingredienti per l’impasto così da ottenere un panetto morbido. Stenderlo su una spianatoia con un po’ di farina creando una sfoglia di circa 1/2 cm. Aiutandosi con un coppapasta creare tanti dischi da farcire al centro con un cucchiaino abbondante di farcia. Piegare a mezza luna (come in foto). Disporre su una teglia rivestita carta forno. Spennellare con acqua e cospargere di zucchero semolato. Infornare (forno caldo) a 190 gradi per circa 10/15 minuti. 

Le raviole bolognesi sono pronte!

Raviole disposte in teglia prima della cottura in forno
Le Raviole Bolognesi

Vi è mai capitato di entrare in un Castello e sognare per un po’ di essere una Principessa (o, nel mio caso, una Contessina)?

Io sono convinta di sì!!! 

Ma a me è successo molto di più:

“Sono entrata in un Castello, ho sognato di essere la sua principessa (contessina), ma ho dovuto anche mettermi ai fornelli!” 😳

Credo non sia capitato mai a nessuno 😀

Ma leggete qui …

“Nel salone delle feste del Castello della Monica a Teramo, tanti anni fa, la Sig.ra Rosaria, moglie del nipote del pittore Gennaro Della Monica (1836-1917), preparava con amore e dedizione alla sua famiglia alcuni piatti tipici della cucina Teramana, tramandati di generazione in generazione”

Il Castello della Monica a Teramo (in Abruzzo)

Il TIMBALLO di SCRIPPELLE (da non confondere con la lasagna) era uno dei piatti più gettonati, assieme a tante altre prelibatezza.

Voglio lasciarvi con un po’ di curiosità … e con il solo inizio di una lunga favola.

Nel numero di settembre della rivista NOVELLA CUCINA, trovate il mio nuovo articolo sulla cucina della tradizione Teramana nella cornice da favola del Castello della Monica di Teramo. 

Ingredienti per 6 persone:

  • 10 uova (per le scrippelle)
  • 10 cucchiai di farina
  • 10 mezzi gusci d’uovo di acqua 
  • 100 gr di parmigiano grattugiato
  • 2 mozzarelle fiordilatte 
  • 50 pallottine di carne fritte (vedi ricetta scrippelle ‘mbusse)
  • 1 litro di Polpa di pomodoro
  • Sale, pepe, noce moscata q.b.
  • Olio evo
  • Una noce di burro per ungere la teglia e per guarnire il timballo prima di infornare
  • Teglia da forno a bordo alti (quadrata o rettangolare)

Preparazione:

Per le scrippelle utilizzare per ogni uovo,  1 cucchiaio raso di farina e 1/2 guscio di acqua e procedere nella preparazione delle “crêpes” utilizzando una padella capiente unta leggermente di olio evo o di lardo (vedi ricetta delle scrippelle ‘mbusse). Preparare il sugo rosso con il pomodoro, in cui saranno tuffate le polpettine di carne già fritte.

Disporre le scrippelle sulla teglia imburrata per foderarla, in modo tale che ne fuoriescano le estremità. 

Creare uno strato di sugo con le polpettine, mozzarella e parmigiano, sale, pepe e noce moscata. 

Coprire con altre scrippelle e ripetere gli strati a piacimento, fino ad esaurire gli ingredienti.

Ripiegare i lembi delle scrippelle e coprire con altre sue scrippelle. Cospargere con fiocchetti di burro.

Mettere il timballo nel forno caldo e a calore moderato per circa un’ora. Servire caldo.

Quante cene organizzate in famiglia in questo ultimo anno … mi riferisco a quelle del Sabato sera “a lume di candela” !

Ogni volta una gran fatica: pensare il tema, decidere il menù per stupire e non essere banale, trovare gli ingredienti, il vino da abbinare (che spesso era scelto in base al packaging e/o alla provenienza), scegliere come addobbare la tavola e, infine, mettersi ai fornelli a cucinare … che fatica!

I miei TACOS e le mie cene del sabato “a lume di candela”

Sembra banale, ma alla fine era diventato un vero e proprio impegno e, solo adesso, ripercorrendo le tante foto scattate sul mio telefono, mi rendo conto di quante cose ho fatto … ma non mi sono per nulla pentita!!! 

Oggi vi ripropongo i finti TACOS al formaggio BRA con mousse di salmone e paprika piccante. 

Sono semplici e di grande effetto (basta guardare le foto) e poi possono essere proposti anche per un aperitivo estivo (ci siamo ancora, vero?)

Chi ha voglia di fare con me un salto in Lombardia e assaggiare un delicato risotto alla milanese?

Con la mia ultima rivista di enogastronomia “In Viaggio per l’Italia … con Carla La Contessina” ho girato “virtualmente” in lungo e in largo la Regione Lombardia; ho conosciuto aziende, prodotti, persone cordiali che amano la loro terra e ne sanno valorizzare al meglio i prodotti.

Come poteva non essere presente nella rivista il tipico risotto color dell’oro, con zafferano e midollo? Io l’ho impreziosito ancora un pò aggiungendo il tartufo nero estivo …

La nascita del piatto meneghino parrebbe sia legata al Duomo di Milano. Siamo nell’anno 1574 e il Maestro Valerio di Fiandra è impegnato a realizzare le maestose vetrate della Cattedrale assieme al suo aiutante di nome Zafferano (chiamato così per avere l’abitudine di aggiungere sempre ai suoi colori una punta della spezia pregiatissima). Il Maestro, così, lo prendeva sempre in giro, dicendogli che per via della sua strana abitudine, prima o poi avrebbe messo lo zafferano anche nei piatti …). Fu proprio in occasione delle nozze della figlia del Maestro, che Zafferano chiese al cuoco di fare una variazione sul risotto, aggiungendo una punta della spezia pregiata!

Che tenera … la “tenerina”!! 

Se non avete grandi idee, se avete poco tempo e se volete preparare un dolce strepitoso e cioccolatoso per una cena tra amici … la TORTA TENERINA fa al caso vostro!!! 

Ieri pomeriggio, tornata a casa dal mare di fretta, l’ho preparata in pochissimo tempo ed è piaciuta moltissimo (un pezzetto l’ho portato via per la mia colazione di questa mattina)! 

E poi … quella crosticina favolosa … 

Non me ne vogliate, ma ultimamente sto rispolverando un po’ della tradizione di famiglia … ❤️

Oggi è la volta de “LA PIZZA DOGGE” (dolce) teramana (come la faceva la mia nonna paterna Carlotta). Qui a Teramo (ma diciamo in Abruzzo con le sue innumerevoli varianti), rappresenta la torta delle feste per eccellenza.

E’ la torta nuziale di un tempo, quella che suggellava l’unione tra gli sposi. 

Ricordo che a noi bambini non piaceva molto, perché intrisa di liquore e poi c’era il caffè: assolutamente proibito!!! 

Da adulta l’ho iniziata ad apprezzare e, ogni tanto, mettendo in pratica ricordi e “dritte” di famiglia, mi diverto a realizzarla, seguendo il mio gusto e l’amore per i fiori e per i colori. 

E’ composta da strati di Pan di spagna bagnati con l’alchermes, il caffè e il rum e farciti con crema gialla e crema al cacao (o con cioccolato fondente). 

Tutta la superficie è poi ricoperta da panna montata (qualcuno utilizza albumi a neve con zucchero a velo) e decorata con corallini di zucchero, ciliegine candite … ma si può dare libero sfogo alla fantasia … Io ho utilizzato panna e fiori freschi (seguendo la tradizione di famiglia e, naturalmente, della mia nonna Carlotta) …

Ingredienti:

  • Per il Pan di Spagna: 5 uova fresche
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 5 cucchiai di farina
  • buccia grattugiata di 1/2 limone
  • 1 bustina di lievito per Pan di Spagna
  • Per la crema: 4 tuorli d’uovo
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 4 cucchiai rasi di farina
  • 4 bicchieri di latte (da circa 200 ml)
  • 1 stecca di cannella
  • 30 gr di cioccolato fondente o di cacao amaro
  • Per la bagna del Pan di Spagna: alchermes q.b diluito in poca acqua
  • caffè q.b. diluito in poca acqua
  • rum q.b.  diluito in poca acqua
  • Per decorare: 250 gr di panna da montare
  • confettini colorati o ciliegine candite e fiori commestibili bio

Preparazione:

Rompere le uova e sbatterle in una terrina con lo zucchero, unire la farina setacciandola sopra il composto, aromatizzare con la scorza di limone. 

Versare il composto in una teglia imburrata e infarinata e fare cuocere a 180° per 30/40 minuti. La cottura sarà ultimata quando il Pan di Spagna presenterà una delicata doratura.

P.S. E’ consigliabile preparare il Pan di Spagna il giorno prima (per preparare questa torta, ho fatto un unico strato basso e, poi, l’ho tagliato in tre dischi tondi con un coppapasta).

Preparare la crema. In una terrina, mescolare lo zucchero con i tuorli dell’uovo. Aggiungere la farina e stemperare con il latte evitando di creare grumi. Versare in una pentola, aggiungere la stecca di cannella e fare cuocere a fiamma medio bassa, continuando a girare, fino a quando la crema si sarà addensata. Eliminare la stecca di cannella e dividere la crema in due scodelle, in una, aggiungere il cioccolato spezzettato, mescolando fino a quando si sarà sciolto completamente (si può  sostituire con il cacao amaro).

Tagliare orizzontalmente il Pan di Spagna per ottenere 3 dischi di uguale spessore. Sistemare il primo disco di Pan di Spagna su un piatto da portata, bagnarlo con un po’ di caffè diluito in poca acqua. Spalmare sopra uno strato uniforme di crema al cioccolato. Sovrapporre un altro disco di pan di Spagna, bagnarlo con l’alchermes diluito. Fare uno strato di crema, proseguire con il terzo disco imbevuto di composto al rum.

Mettere in frigo a raffreddare. Nel frattempo montare la panna, e ricoprire la torta, decorandola a piacere. 

Voglio raccontare un po’ delle mie cene “a lume di candela”

Non chiedetemi dove l’avevo letto … ricordo soltanto che l’idea mi piacque subito!

Di cosa sto parlando!?

Di organizzare ogni sabato sera, a casa, in famiglia e durante il lockdown, una cena raffinata, dalla preparazione del piatto a quella della tavola, per cercare di superare i momenti difficili, tenersi impegnati e, al tempo stesso, non dimenticare che dalle situazioni negative, a volte, possono nascere cose positive, uniche e irripetibili! 

E dopo circa un anno di sabato sera trascorsi ai fornelli, tra le mura di casa, alle prese con piatti, stoviglie, tovaglie preziose, menu nuovi e colorati, frutta e verdura di stagione, spezie profumate, immersa in un’atmosfera intima e familiare … vi confesso che non mi sono pentita!

Panna cotta alla frutta di stagione

E lo rifarei senza esitazione!

Anzi, prima o poi tutto questo credo che lo rimpiangerò, nonostante la fatica e l’impegno considerevole e, a volte, le lamentele e le critiche della mia famiglia (chi non voleva il pesce, chi non mangiava quel tipo di verdura, chi voleva una cucina più tradizionale e non innovativa e diversa, …). 

Voglio lasciare qui nel mio “blog di cucina” qualche immagine, per non dimenticare questi momenti … e, anche qualche simpatico aneddoto! 

Le candele e i fiori sempre a tavola, che cambiavano colore a seconda del tema della serata … mio marito che non riusciva a vedere mio figlio seduto al suo lato opposto per la presenza del vaso di fiori (che, trascorsi i primi cinque minuti, veniva preso e spostato altrove); le candele “accese” che impedivano movimenti liberi tra le portate e l’immancabile e conseguente “puzza” di pollo bruciato 😁

La pizza al piatto da asporto di “Paolo” (una pizzeria vicino casa) ordinata dai miei figli, perché il menu della sera non era di completo gradimento … 

Ma tutto questo ha fatto parte del gioco … e mi sono divertita … 

Continuiamo a parlare di tradizione, di Teramo, di piatti che non si dimenticano mai e dei luoghi incantati della città.

E’ domenica e voglio fare un salto nel passato, quando da piccolissima mia madre mi portava alla Villa Comunale a fare due passi e a guardare i cigni e le paperelle. Non credo esista a Teramo un  bambino che non sia mai stato con i genitori o con i nonni alla Villa Comunale. 

Qualcuno l’ha definita “un’oasi di pace” … ed è proprio così … ci si perde nel verde dei giardini e si torna indietro nel tempo. 

Nel 1841 nell’area della Villa, sorgeva  l’orto botanico voluto da Ignazio Rozzi, medico e naturalista, animatore della “ Società Economica” della stessa città. Ma, appena dopo la sua morte, nel 1884, l’orto botanico divenne Villa Comunale.

Al centro della Villa un laghetto con papere, cigni, tartarughe … e lungo i viali troviamo diversi cippi funebri dedicati a illustri personaggi teramani.

Nel giardino, nato tra il 1868 e il 1888, troviamo il Museo Civico di Teramo (o Pinacoteca Comunale), che raccoglie, nelle sue 15 sale, molteplici opere, una volta, sede del Tribunale della città. Qui anche  l’affresco del pittore Gennaro della Monica, “Bruto e i figli” (1886), chiamato per dipingere il salone della Corte d’Assise del Tribunale. 

La Villa Comunale oggi (2021) e la sfogliatella

Ma quale piatto teramano oggi?!

Un po’ fuori stagione … ma sono sempre buonissime, le SFOGLIATELLE alla TERAMANA con marmellata d’uva.

Questa è la ricetta della mia zia paterna … 

Io non sono molto brava e, quando e se decido di prepararle, utilizzo i rotoli di pasta sfoglia già pronti. E poi, dentro, metto solo marmellata d’uva (la sfogliatella mi piace così).