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Tramandare le tradizioni è uno dei modi che si hanno per non perdere la propria identità, sia come abruzzese e, per quanto mi riguarda, come teramana.

E cosi, quale tradizione migliore da tramandare di quella culinaria?  Oggi ho dedicato la domenica mattina alla mia città, allo spaghetto alla chitarra con le pallottine…iniziando dalle pallottine, passando per il sugo e finendo con gli spaghetti ammassati!!

Giornata durissima!! Ma ne è valsa la pena!

La provincia di Teramo è piuttosto ampia: si passa dal mare alla montagna, attraversando la collina, nello spazio di pochi chilometri. E così, anche la cucina è molto varia: ho deciso di fare un salto nelle zone collinari e di montagna, per assaggiare uno dei piatti “capisaldi” della cucina abruzzese e anche teramana: l’agnello cace e ova, emblema della cucina povera e semplice, ma nello stesso tempo genuina. Qui, il sapore piuttosto forte della carne di agnello viene “smorzato” dal succo di limone e dal mix di erbe aromatiche (timo, rosmarino e alloro).

Nel teramano è uno dei piatti tipici delle Festività Pasquali, anche se ormai è diffuso in tutti i periodi dell’anno.

Quando pensiamo all’ossobuco (io per prima) mi viene in mente subito la città di Milano. In realtà non sbaglio… 

Ma, parlando con mia zia di cucina (lei è una grande appassionata), mi ha raccontato che a Roma è altrettanto famoso, accompagnato dai piselli in umido. 

Nel suo quaderno preziosissimo aveva tre ricette diverse e mi ha consigliato di provare questa in bianco, che lei adora e mangiava sempre a casa di una sua amica di Roma, quando era ragazza. 

Con il supplì al telefono sono tornata bambina! E’ una ricetta tipicamente laziale: polpette di riso al pomodoro dalla forma allungata con un cuore morbidissimo di mozzarella filante… ma ormai da anni diffusa in tutta Italia. 

Originariamente era considerata una ricetta del riciclo, perché preparata con riso avanzato (infatti, può essere utilizzato qualsiasi tipo di riso).